Ascolta come mi batte forte il tuo cuore
Wislawa Szymborska, Ogni caso
Inizio la scheda di questa celebre poetessa con uno dei suoi versi a mio avviso più belli, la sintesi estrema dell’empatia. Eppure, Wislawa Szymborska «forse il più grande poeta polacco della seconda metà del XX secolo» (Michal Głowiński) si è occupata davvero di rendere poesia tutta l’esistenza concreta e non solo le emozioni: dalla guerra all’11 settembre, dal curriculum ai foglietti illustrativi.
Se il «minimalismo» della Szymborska si traduce nella capacità di vedere «in ciò che è ordinario l’insolito, l’enigmatico, il prodigio» (J. Kwiatkowski), a esso si accompagna anche un forte
(Włodzimierz Bolecki)
senso degli «altri», un compatire che tacitamente trapassa dall’«io» al «noi»: «Nelle sue poesie ciò che accade, accade semplicemente all’uomo, e il suo “io” è sempre “io”, uomo, e non “io”, Wisława Szymborska».
Biografia, in breve
Wislava, per le amiche “Ichna”, nasce a Kòrnik nel 1923, cento anni fa, e muore nel 2012 a Cracovia (dove si era trasferita nel 1929): riesce ad evitare la deportazione in Germania lavorando nelle ferrovie ma – a causa della povertà – non riesce a laurearsi. Lavora spesso come illustratrice, si sposa e in poco tempo divorzia. Successivamente si lega – fino alla morte di lui – (1990) al poeta Kornel Filipowicz. La sua prima poesia viene pubblicata nel 1945 sul giornale Dziennik Polski: si tratta di “Cerco la parola”. Ne seguiranno molte altre pubblicate su quotidiani, fino al 1949, quando il suo libro non supera la censura perché non legato a temi socialisti. “Per questo viviamo”, la prima silloge, esce nel 1952. Fino al 1960 resterà legata al socialismo post-bellico, per poi rinnegarlo e avvicinarsi ai dissidenti.
Cerco la Parola, la prima poesia
Voglio definirli con un solo termine,
Canzone Nera, Adelphi, traduzione Linda Del Sarto
ma quale?
Prendo parole comuni, dai dizionari ne rubo qualcuna,
le misuro, le soppeso, le sondo:
nessuna
corrisponde.
Tutte le più audaci sono vigliacche,
tutte le più sprezzanti – ancora innocenti.
Tutte le più crudeli – troppo fiacche,
tutte le più odiose – poco ardenti.
Questa parola dev’essere un vulcano
che picchi, spezzi e abbatta
come terribile ira di Dio,
come odio che scotta.
Voglio una parola cruda
che sia impregnata di sangue,
che come le mura di un carcere
ogni fossa comune racchiuda.
Che descriva più precisa e chiara
chi erano loro – tutto ciò che è stato.
Perché ciò che sento dire,
ciò che se ne scrive –
non basta più.
Non è mai bastato.
Il Premio Nobel
«per una poesia che, con ironica precisione, permette al contesto storico e biologico di venire alla luce in frammenti d’umana realtà».
Motivazione per il Premio Nobel
Nel 1996 la poetessa vince il Premio Nobel con la presente motivazione, non senza suscitare scalpore e ironia nel nostro Paese per la sua origine polacca (e quindi primariamente per temi politici) e per il fatto di non essere parte di una delle letterature ritenute “maggiori”, come ricorda Pietro Marchesani in varie edizioni delle poesie pubblicate con Adelphi. All’epoca l’Italia sapeva poco sia della poesia polacca, sia della poetessa. Sono passati molti anni da allora, e Wislawa, grazie anche alle ottime traduzioni internazionali è diventata una poetessa “di culto”, tanto che in Italia fa capolino anche nei film nostrani (e.g. Cuore sacro, Ozpeteck).
Poesie: prima e dopo l’edizione Adelphi del 2022
Nel 2022 la casa editrice Adelphi pubblica “Canzone nera”: secondo il gruppo La Setta dei Poeti Estinti (che ha tenuto un reading sulla poetessa il 17/09/23) questa pubblicazione segna una scissione, un prima e un dopo, nello studio di Wislawa. In queste poesie c’è una scrittura meno incantata e stupita di quelle più note, e più uno sguardo cupo al dolore e alla guerra. Tutte le altre poesie conosciute, sono sempre pubblicate in italiano da Adelphi nella raccolta “La gioia di scrivere”.
L’universalità della sofferenza è per la Szymborska il tema esistenziale fondamentale
Hellen Hendler
Un tempo sapevamo il mondo dalla A alla Z
Un tempo sapevamo il mondo dalla A alla Z:
Canzone Nera, Adelphi, traduzione Andrea Ceccherelli
– era così piccolo da stare fra due mani che si
stringono,
così facile da lasciarsi descrivere con un sorriso,
familiare come l’eco di antiche verità in una preghiera.
La storia non ci ha accolto con fanfare trionfali:
– ci ha gettato negli occhi sabbia sporca.
Davanti a noi c’erano lunghe strade cieche,
c’erano pozzi avvelenati e pane amaro.
Il nostro bottino di guerra è la conoscenza del mondo:
– è così grande da stare fra due mani che si stringono,
così difficile da lasciarsi descrivere con un sorriso,
singolare come l’eco di antiche verità in una preghiera.
Scrivere il curriculum
Che cos’è necessario?
La gioia di scrivere, Pietro Marchesani, Adelphi
È necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
È d’obbligo concisione e selezione dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e malcerti ricordi in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio in vista.
E la sua forma che conta, non ciò che sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano la carta.
Bibliografia
Versi di Libertà, trenta poetesse da tutto il mondo, Maria Grazia Calandrone Amore a prima vista, Wislawa Szymborska (Adelphi) La gioia di scrivere. Tutte le poesie (1945-2009) (Adelphi)
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