Poetessa, scrittrice, critica letteraria, traduttrice, vicepresidente della Bulgaria dal 1992 al 1993, Blaga Dimitrov è tra le figure più significative della letteratura bulgara del secolo XX.
Esponente di quella che la stampa bulgara definì una poesia femminile ‘intellettuale’, Dimitrova affiancò infatti sempre, alla inquieta e dolente lirica d’amore, un appassionato impegno politico e sociale e un convinto antimilitarismo, che la portò più volte a visitare e a raccontare il Vietnam in guerra (da questa esperienza nascono “Cielo sotterraneo. Diario vietnamita” e una silloge di poesia vietnamita, da lei tradotta e pubblicata nel 1972) e ad adottare un piccolo orfano vietnamita.
La riscoperta della critica
Ma è soltanto in anni recenti che la critica letteraria bulgara si accorge dell’importanza degli scritti di Blaga Dimitrova, troppo a lungo osteggiati per la loro non ossequiosa adesione ai valori del “socialismo reale”.
Purtroppo, nonostante la sua opera sia stata tradotta in molte lingue e abbia ricevuto alcuni fra i più prestigiosi premi letterari europei, in Italia l’unico suo libro, tradotto e pubblicato da Valeria Salvini (Segnali, Poesie scelte 1937-1999, Fondazione Piazzolla, Roma 2000), è ormai introvabile.
È grazie al prezioso lavoro di Valeria Salvini – nata a Firenze ma di cultura e radici slave, docente per alcuni anni di letteratura bulgara all’Università di Firenze e attualmente presidente dell’Associazione culturale Italia – Russia di Firenze – che posso dedicare le poche righe che seguono a questa straordinaria poetessa che meriterebbe ben altra attenzione.
Biografia
Nata il 2 gennaio 1922, nella piccola città di provincia Bjala Slatina, Blaga Dimitrova si dedica alla scrittura sin da giovanissima, iniziando a collaborare a soli 16 anni con le riviste Izkustvo i kritika (Arte e critica), Literaturen zivot (Vita letteraria) e Balgarska rec (Lingua bulgara), dove pubblica le sue prime poesie. Si tratta, in prevalenza, di componimenti brevi e intimisti, in seguito raccolti sotto il titolo di “Quaderno di scuola” e “All’aperto”.
Studia filologia slava, prima a Sofia e poi a Leningrado e Mosca, dove, nel 1951, discute la sua tesi di ricerca sul tema “Majakovskij e la poesia bulgara contemporanea”. Rientrata in patria, entra nella redazione del mensile e della casa editrice dell’Associazione degli Scrittori Bulgari, adoperandosi per far pubblicare le opere di giovani autori malvisti dalla censura.
Le opere
La sua popolarità presso il grande pubblico si deve innanzitutto alla lirica d’amore e il successo arriva con l’uscita, nel 1959, delle poesie di “A domani” e con le raccolte successive: “Il mondo in pugno” nel 1962, “Tempo inverso” nel 1966, “Condannati all’amore”, 1967, e “Attimi”, 1968. Nello stesso periodo vengono pubblicati anche i suoi primi poemi lirici “Liliana” e “Spedizione verso il dì futuro”.
Nel 1965 aveva pubblicato anche il suo primo romanzo, “In viaggio verso me stessa” e la raccolta poetica “I canti dei monti Rodopi”, entrambi frutto delle esperienze vissute grazie alla collaborazione con un giornale sulla ricostruzione edilizia nei monti Rodopi, nella Bulgaria sud-occidentale.
Anche nel periodo della migliore fioritura poetica, Dimitrova mantiene sempre una presenza attiva nel contesto politico-sociale. Quando, il 16 gennaio 1969, in Piazza San Venceslao, nel centro di Praga, Jan Palach si dà fuoco come gesto di protesta contro i carri armati sovietici che soffocavano la “Primavera di Praga”, la poetessa riesce a far pervenire clandestinamente ai dissidenti di Praga una sua poesia dedicata al giovane martire, a sostegno della rivoluzione democratica reclamata dal popolo cecoslovacco.
Gli scritti degli anni successivi riflettono il crescente impegno politico e sociale e segnano l’apice della sua produzione, con la pubblicazione, insieme al marito, il critico letterario Jordan Vasiliev, di alcuni libri che risvegliano le coscienze dei bulgari, ma che verranno sequestrati con l’accusa di “falsificare la storia”. Dimitrova partecipa a seminari internazionali sui diritti dell’uomo e la sua voce risuona alle conferenze di Stoccolma e di Versailles. Al tempo stesso presenzia a convegni letterari in vari paesi europei, ottenendo molteplici riconoscimenti per le sue traduzioni dal russo, dallo svedese e dal polacco e traduce in bulgaro “Le Metamorfosi” di Ovidio e, in collaborazione con lo scrittore bulgaro A. Milev, l’Iliade di Omero.
Ogni suo libro viene accolto con entusiasmo dai più, salvo le solite censure ideologiche. Nel 1981, dopo quattro anni di tentativi, riesce a pubblicare “Il volto”, una metafora del regime totalitario e del vuoto che provoca nella persona. Anche questo libro viene confiscato e costerà all’autrice l’accusa di essere al soldo di potenze straniere. Le poche copie rimaste vengono trascritte a macchina e diffuse clandestinamente in tutto il Paese.
Durante la prima manifestazione libera a Sofia, nel novembre 1989, accanto agli striscioni, la folla alza due testi: “Fascismo” di Zelu Zelev e “Il volto”.
Pochi mesi prima, suo marito era stato arrestato perché capo redattore del giornale “Democrazia”, organo dell’“Associazione delle Forze Democratiche”.
La politica
Dimitrova si unisce ai gruppi di difesa umanitaria e sociale che fioriscono in Bulgaria e, con la fine del regime comunista, si candida e viene eletta al parlamento. Nominata, il 19 gennaio 1992, vicepresidente della repubblica, dà il proprio apporto di scrittrice e sociologa in patria e all’estero, partecipando a comitati per la glasnost e la democrazia nell’Est europeo Si dimette nel 1993 a seguito di contrasti con il presidente Želju Želev e si ritira dalla politica, dedicandosi interamente alla scrittura.
Nel 1997 esce a Sofia la raccolta completa dei versi di Blaga Dimitrova: “Belezi. Poesija 1937-1997” (Segnali. Poesia – 1937-1997).
Muore a Sofia il 2 maggio 2003, all’età di 81 anni.
Questa breve, intensa, poesia può essere assunta a motto della vita e della poetica di Dimitrova, sempre saldamente ancorata alla realtà, con il suo portato di ingiustizie e sofferenze, tanto nella dimensione sociale quanto in quella privata, eppure costantemente protesa verso una ricerca di evoluzione personale, in un atto di sfida esistenziale.
L’io lirico, si mostra sempre con coraggiosa sincerità, senza pudori, nella sua più intima femminilità, astenendosi da ritratti autoreferenziali, ma facendosi anzi portavoce del complesso mondo delle universali emozioni della donna e della sua peculiare percezione dell’esistenza.
Tema centrale della sua poesia è sovente l’amore, rielaborato nelle sue molteplici sfaccettature, non come anelito astratto e romantico, ma come esperienza concreta e palpabile di vita, con il suo portato di dolore, smarrimento, perdita, abbandono.
Tuttavia, nelle raccolte degli anni ’70 e ’80, il motivo dell’amore è sempre più affiancato da altri temi esistenziali, quali la caducità della vita, il rapporto tra l’uomo e la natura, il concetto di memoria e infine il senso della parola poetica e della letteratura in genere.
Filo conduttore dell’intero percorso di Dimitrova donna e poeta è l’interesse sincero per i sentimenti autentici, pubblici e privati, che le consente di trasferire in modo assolutamente credibile la vita reale in poesia.
Senza amore
Perdita
Bibliografia
Blaga Dimitrova, “Segnali (Poesie scelte 1937-1999)”, a cura di Valeria Salvini, Fondazione Piazzolla, Roma Maria Grazia Calandrone, “Versi di libertà. Trenta poetesse da tutto il mondo”, Mondadori, 2022 https://www.bulgaria-italia.com/bg/info/poesia/blaga_dimitrova/default.asp http://lafarfalladifuoco.blogspot.com/2016/10/blaga-dimitrova-poesia-scelta-1937-1998.html https://www.laltroveappuntidipoesia.com/2022/01/03/poesie-ritrovate-blaga-dimitrova-laltrove/
Articolo a cura della poetessa Flavia Novelli
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