“Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole.”
Goethe
Biografia
Laureata all’Università La Sapienza in Sociologia, con specializzazione in comunicazione, mi sono dedicata per diversi anni all’attività didattica e di ricerca e alla scrittura saggistica. Lavoro nell’ambito della comunicazione pubblica e dei social media, ma la mia vera passione è la poesia. Nel 2018 sono stata selezionata per il progetto “REFEST – Images and Words on Refugees Routes” (Immagini e Parole sui Percorsi dei Rifugiati), co-finanziato dal programma comunitario “Europa Creativa, per raccontare, attraverso la poesia, le storie di migranti e richiedenti asilo. Le poesie realizzate sono state esposte nella mostra dedicata. durante la VII edizione del Passaggi Festival di Fano partner italiano del progetto. Collaboro con il blog Librinews, libri da leggere, cultura e notizie, per il quale curo la rubrica dedicata alla Poesia.
Da cosa nasce il tuo amore per la poesia?
Forse me l’ha trasmesso mio padre che, anche se non ha mai provato a pubblicare, scriveva bellissime poesie che mi leggeva fin da quando ero piccola. Infatti è a lui che ho voluto dedicare il mio primo libro.
A cosa si ispira la tua poesia?
Premetto che per me la poesia ha due grandi poteri, apparentemente in contrasto fra loro: quello di farti sprofondare dentro te stessa, costringendoti a mostrare nuda la tua anima, e quello di spingerti fuori da te per vivere le vite degli altri, per sentire empaticamente l’altrui sentire. La poesia non è infatti solamente un’espressione dell’animo umano individuale, ma è, e deve essere, anche una voce civile, deve parlare di quello che succede nel mondo, delle ingiustizie, dei crimini, delle violazioni dei diritti umani. La mia poesia si ispira quindi al mio vissuto intimo, ma anche al mondo esterno e alle vite degli altri, alle vite delle donne vittime di violenza, dei bambini violati, di chi vive nella solitudine e nell’abbandono, di chi fugge dalle guerre…
Hai pubblicato delle sillogi poetiche? Se sì, quali? Dove è possibile acquistarle?
A maggio 2017 ho pubblicato la mia prima silloge, “Vennero i giorni”, Edizioni Progetto Cultura. Un diario poetico che racconta otto mesi di giorni diversi. Il mio secondo libro, “Universi femminili”, Herald editore, raccoglie poesie che parlano della vita, dei problemi e della forza delle donne, di stereotipi di genere, di amori malati, di violenza e femminicidio, di donne migranti. E’ stato presentato a dicembre 2018 presso la Casa internazionale delle donne di Roma.
Il 30 aprile 2019 è uscito il mio libro, “Parole nude”, edizioni Montag. Poesie nate da un fluire libero di pensieri ed emozioni, da una fretta di trovare forma ed evidenza prima di svanire nell’oblio.
A giugno 2020 ho pubblicato nuovamente con Edizioni Progetto Cultura la silloge “Versi umani”. Alla violenza del linguaggio che pervade il dibattito pubblico e l’agorà virtuale dei social, con forme espressive a volte così primitive e istintive da ricordare i versi animali, la poesia può (e deve) contrapporre versi umani, richiamando all’uso della riflessione, del sentimento e dell’empatia.
A ottobre 2022 ho pubblicato non di poesia, ma sulla poesia: “Amori diVersi. Le grandi storie d’amore tra poeti raccontate attraverso scambi epistolari, diari e poesie”, che racconta queste grandi storie d’amore attraverso le parole degli stessi protagonisti: le parole degli scambi epistolari, dei diari e delle poesie che si sono dedicati. Ad arricchire la narrazione, la società, gli avvenimenti e i personaggi che ne fanno da sfondo.
Tutti i libri sono ordinabili in libreria, sui siti delle case editrici e sulle piattaforme digitali (Amazon, Ibs, Mondadori, La Feltrinelli ecc..)
Chi sono i tuoi modelli poetici? Tra questi ci sono delle poetesse? Se sì, quali?
Per me la poesia è una forma espressiva molto intima e istintiva, per questo non posso dire di avere un modello a cui ispirarmi perché, se così fosse, la mia poesia non potrebbe più essere sincera. Ci sono piuttosto poeti e soprattutto poetesse che amo molto e nelle quali mi rispecchio per affinità di contenuti e stili. Posso citare Alda Merini, Marina Cvetaeva, Nina Cassian, Antonia Pozzi, Nina Berberovae, infine, la mia preferita: la poetessa bulgara Blaga Dimitrova.
Una poesia di Flavia
È difficilissimo scegliere una propria poesia. Quella selezionata non è la più rappresentativa né fra le più recenti, ma mi è venuta in mente lei…
Novembre
il mese dolente
il mese delle pene
degli addii
della cenere
delle parole mute
e inascoltate
di tutto ciò che fa più male
delle speranze
che cadono a terra
come foglie morte
dei ricordi
risvegliati
dall’odore di legna bruciata nei camini
degli amori perduti
lungo strade bagnate
mai attraversate
dei rimpianti
che ti tengono sveglia la notte
delle tante domande
senza risposte
delle case svuotate
di tutte le vite che le hanno abitate
della consapevolezza
che la vita sta passando
e che i giochi sono fatti
non hai più tempo
per rimescolare le carte
quel jolly che avevi intravisto
l’hai già perso nel mazzo
è accanto ad una regina che non sei tu
ed è inutile che raccogli le foglie bagnate
lungo la strada che non hai percorso
perché ormai sono cadute
perché questo è novembre
Il mese che non attende
Commento della Poetessa
In questa poesia si ritrovano alcuni temi a me cari, quali la caducità della vita, la malinconia, il rimpianto e soprattutto il dolore per la perdita, in questo caso la morte di mia madre, alla quale ho dedicato tantissime parole, anche perché è stato un po’ l’evento scatenante che mi ha portato a scrivere in modo assiduo.
Perché le persone dovrebbero leggere le tue poesie?
Diciamo che potrebbero (dovrebbero mi sembra troppo!) leggere le mie poesie perché sono alla portata di tutti. Forse non va a mio vantaggio dirlo, ma la mia non è una poesia ostica, difficile, pretenziosa. Mi piace che le mie parole possano essere comprese ed emozionare perché credo che nella poesia sia fondamentale l’equilibrio fra nascondere e svelare.
Cosa dicono di te gli altri?
Vorrei riportare per primo un contributo a cui sono molto affezionata perché è la risposta di Mauro Limiti, fondatore della casa editrice Progetto Cultura, all’invio del mio primo manoscritto, che è poi diventato il mio primo libro “Vennero i giorni”. Gli sarò sempre grata per la generosa attenzione e per avermi dato fiducia:
Cara Flavia, ho letto il copioso materiale poetico che ci hai fatto avere qualche tempo fa e devo dire che raramente mi è capitato d’imbattermi, per quasi 100 pagine fitte di versi come le tue, in una poetica dai contenuti così ben definiti. Pur se non è facile cogliere elementi di univocità in un incastro di versi che, come nel tuo caso, si susseguono senza che se ne possa intuire l’ordine (quello cronologico? quello del caso? altro?) mi pare comunque che tutta la tua poetica sia segnata da chiare venature di tristezza, da un senso di vuoto, da sensazioni di non riuscire ad afferrare la vita, da un certo malessere esistenziale, da un sottofondo (neanche troppo fondo, a dire il vero!) di amaro, di irraggiungibile. Moltissimi sono gli esempi in questo senso, disseminati quasi in ogni poesia. Ne cito solo alcuni: Essere altra da me/Altrove da qui oppure perché ogni scelta è una perdita; evidente il senso di vuoto in Non mi interessa la vittoria; anche l’inno alla vita che si può leggere dietro i versi di “Beviamoci la vita” lascia trasparire pessimismo, amarezza… C’è comunque lotta, ribellione verso questa condizione esistenziale. Così si spiegano le contraddizioni apparenti in cui navigano i tuoi versi: Senza scendere/né salire scrivi a un certo punto, oppure Sei una inspiegabile presenza assenza.
Tutto ciò trova il punto massimo di espressione nelle poesie diciamo così d’amore che peraltro, direttamente e indirettamente, abbracciano gran parte della tua poetica. Anche qui il tema ricorrente è l’abbandono, la perdita (proprio la morte, spesso!), l’assenza. E anche dove l’amore si fa propositivo, cioè prende forma e contenuto (maschile o femminile che sia) è sempre il desiderio che prevale sul piacere perché c’è sempre qualcosa di incompiuto, di inafferrabile. L’emblema di questo “tormento amoroso” si può ritrovare forse nei versi Ti darei un’andata/Se avessi un ritorno oppure Non domandarti come saresti stato/nel mio letto/soavemente disfatto oppure ancora Ma io ti amo/di un amore non facile da decifrare/Mai banale e ancora Ci siamo/ma non ci cerchiamo. Proprio questa diffusa sensazione di impotenza a vivere l’amore in senso compiuto e totale spiega l’abbinamento ripetuto con la sofferenza: E continuo a rimare/amore con dolore oppure Non può far male/E’ solo amore. E’ un amore a perdere scrivi a un certo punto anche se, in altro punto (ma questo fa parte proprio delle contraddizioni) scrivi trionfalmente Puntiamo alla vittoria. Comunque, la tua è una poesia seria, matura, piena di spessore. A parte l’originale contestualizzazione di “Pape Satan” (veramente sorprendente!), elenco (ma solo per fare qualche citazione) le poesie che mi sono sembrate migliori:”Il sipario si sta per aprire” con il bellissimo finale Nessun colpo di scena/A meno che…, “Dovrò rinunciare a te”, Oppure salvami”, “Vorrei che i miei capelli”, “La poesia è un’amica”, “Ubriaca di ouzo”, “Sarà colpa dei battiti accelerati” (molto bella!), “Amo gli uomini” (inno all’umanità divisa fra bene e male), “La felicità degli infelici”, “Ho un’anima complicata”, “Non sappiamo nulla”,”L’amore smise di inseguire il futuro” (la migliore, secondo il mio modestissimo parere) e “In equilibrio su un filo spinato”. In allegato trovi la nostra proposta, con i relativi termini e condizioni per la pubblicazione. In attesa di tue notizie, ti salutiamo caramente, Mauro Limiti.
Alessandro Quasimodo (figlio del premio Nobel Salvatore Quasimodo)
In una nota al mio ultimo libro “Amori diVersi. Le grandi storie d’amore tra poeti raccontate attraverso scambi epistolari, diari e poesie”, ha scritto:
Ho apprezzato molto il suo saggio Amori di Versi, che ha il merito di analizzare, con originalità, storie d’amore tra poeti per mezzo di lettere, diari e poesie. Nella società odierna, in cui manca un dialogo costante tra le persone, è una grande risorsa riscoprire il valore della parola scritta con tutte le possibili sfumature e la bellezza di una ricerca formale autentica. Il suo testo permette di entrare in un mondo di affetti e relazioni tra coppie che hanno sublimato dolori, gioie e passioni tramite la creazione artistica. Mi hanno colpito, in particolare, le pagine relative al dramma vissuto dalla Plath e da Hughes, da Carducci e dalla Vivanti, da Guido Gozzano e Amalia Guglielminetti. Mi ha emozionato il percorso da lei scelto per far rivivere l’intenso e difficile rapporto tra i miei genitori. Entrambi hanno contribuito alla reciproca maturazione; il ritmo e l’armonia della danza, praticata da Maria Cumani, sono subentrate nei versi di Salvatore Quasimodo, che, ha trasmesso la sua notevole cura stilistica alla moglie, sempre pronta a recepire in maniera personale e unica la lezione dei classici. Arte e vita si intrecciano in un mosaico che riesce a coinvolgere anche emotivamente il lettore.
Gina Di Francesco, nella prefazione di “Universi femminili”, Herald editore
Ha scritto: “Le zone più autentiche della scrittura della Novelli nascono dall’impatto continuo con le sue ombre e luci in un mondo che si perde e sembra non più raccoglierci e comprenderci. Nel lessico usato nel libro, l’autrice fa dire alle parole quello che in genere non dicono mai: tutto il dolore, lo stupore, lo smarrimento, gli intimi o collettivi drammi, i fugaci piaceri, tutti controversi compagni come Universi, che riempiono o svuotano il quotidiano vivere. […] Universi femminili sembra essere il tentativo di rompere il muro di una solitudine, di una disperazione, accompagnate da indignazione e speranza, senza lamentazioni dentro una strenua difesa della propria identità e voglia di vivere”.
Il poeta, scrittore e critico letterario Lorenzo Spurio
La Novelli non è solo poetessa ma anche studiosa e saggista dal momento che ha pubblicato negli ultimi mesi una serie di interventi critici tra cui cito un interessantissimo contributo sui nuovi approcci e forme poetiche in uso ai nostri giorni dal titolo “Poesia sociale versus poesia social. Nelle piazze reali e virtuali si sta giocando la sfida per la rinascita della poesia” dove affronta, tra gli altri, i fenomeni della “poesia di strada”, del poetry slam e degli Istanpoets.
Lorenzo Spurio su “Amori diVersi”
“Amori diVersi di Flavia Novelli (poetessa con varie opere alle spalle che ora scopriamo oculata saggista), volume assai interessante del quale parlerò a breve, mostra una grande competenza linguistica dell’autrice, un sapersi destreggiare in maniera mirabile e affascinante tra i meandri di tanta letteratura passata, di epoche diverse e una grande empatia col “narrato”. Cosa non meno importante è l’aver dedicato una cospicua quantità del suo tempo a un’operazione di attenta ricerca, di studio approfondito, di analisi critica e investigativa attorno alle vicende umane e letterarie dei tanti intellettuali (non sono, infatti, nella maggior parte dei casi “solo” poeti) dei quali ha deciso di occuparsi.”
Flavia consiglia un libro di poesie
Non me ne vogliate, ma vado sul sicuro consigliando un grande classico, la cui lettura, da ragazzina, mi ha avvicinata alla poesia: Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters
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