Signora Merini, lei da dove prende l’ispirazione poetica? Signore, sono anche cazzi miei questi.
Simone Cristicchi e Alda Merini
Abbiamo il brutto vizio di guardare gli artisti come essere lontani da noi, figure geniali inavvicinabili. Nel caso di Alda Merini ho aspettato anni dall’apertura di questo sito per redigere la sua voce perché di fatto mi sembrava uno scoglio insormontabile raccontarla. Come spesso accade, ci fasciamo la testa prima di essercela rotta: dopo aver visto il film su Alda Merini, ho letto finalmente un libro su di lei comprato nel 2019 e sono pronta a raccontare questa poetessa che invece mi è sembrata così “umana”, nel senso di vicina, rispetto a quanto avevo ipotizzato.
Una su un milione
Scrive bene Annarita Briganti in “Alda Merini, l’eroina del caos”: è ormai anacronistica l’accezione di poeta internata, Alda Merini è poeta e basta. Provate a chiedere a qualcuno il nome di una poetessa: di solito è Alda Merini, Saffo o Emily Dickinson. Nonostante la sua produzione letteraria sia uscita in modo “disordinato”, oggi quello di Alda Merini è un nome noto (anche all’estero) nel mare magnum delle poetesse dimenticate, nonché protagonista di moltissimi post social ogni giorno grazie alla semplice forza dei suoi versi.
La vita in breve
Alda Merini è nata il 21 marzo del 1931: il primo giorno di primavera e la data in cui – nel 1999 – sarà istituita la Giornata Mondiale della Poesia. La sua poesia è sparsa ovunque: tra le carte disordinate ricche di inediti e persino sulle pareti di casa. Il cosiddetto “muro degli angeli”, ovvero le pareti della camera di Alda dove scriveva note e pensieri anche col rossetto, oggi è riprodotto presso la Casa delle Arti – Spazio Merini di Milano. E sempre a Milano esiste un ponte che porta il suo nome: ha vinto anche sulla toponomastica grazie ad una petizione online accolta dal Comune di Milano.
Proveniva da una famiglia borghese che ha vissuto la guerra e che ha provato a imporle quel modello di “brava moglie” che lei ha anche provato ad incarnare sposando Ettore Carniti e generando – tra un ricovero e l’altro – quattro figlie. Ma la Milano dell’epoca sostiene Alda Merini come poeta sin dalla sua adolescenza, anche quando non viene accettata al liceo. Sono gli anni di Quasimodo, Montale e del suo grande amore Manganelli. Fu il padre a regalarle un vocabolario per poi ricordarle che con la poesia “non si mangia”.
Dopo la morte di Ettore Carniti sposa Michele Pierri, poeta e medico in pensione, e per un periodo vive a Taranto. Quando Pietro si ammala gravemente torna a Milano e in terapia: sono anni – quelli Novanta e Duemila – molto proficui dal punto di vista letterario, escono tante sue opere e vince premi importanti. Muore il 1° novembre 2009 per un sarcoma, “fumando le sue amatissime e inseparabili sigarette”: è funerale di stato con sepoltura nel Cimitero Monumentale di Milano.
La poesia
La poesia per Alda Merini è cura, un po’ come accade anche ad Anne Sexton: per entrambe il malessere si lenisce scrivendo, su consiglio dei medici curanti. Per Alda fu Enzo Gabrici, il dottor G, ad aiutarla, nonostante nei manicomi dell’epoca le cure non fossero proprio di tipo riabilitativo, ma piuttosto “anestetiche”.
La “poeta dei Navigli” – scrive Briganti – è la nostra Wislawa Szymborska solo che non ha mai vinto il Nobel, nonostante la candidatura. La scrittura si concentra su ogni aspetto del quotidiano: dalle piccole cose alla cronaca, è puntuale e profonda.
Una delle poesie più apprezzate della poeta è “Terra Santa”, in cui il ricovero viene tradotto in poesia con immagini bibliche:
Collana di perle, smalto rosso e sigaretta (con cui buca pure il materasso, quando si addormenta), un amore sfrenato per il caffè e per le telefonate lunghe che non può permettersi di pagare. Quando vince il Premio Librex – Guggenheim “Eugenio Montale per la poesia” spende i 35 milioni di euro facendo una “vacanza” in albergo. Questa è Alda Merini.
Oltre al ricovero, grande protagonista dei suoi versi è l’amore:
Proprio nel verso immediato e profondo si cela probabilmente il fascino della poetica di Merini: non è difficile, leggendo queste brevi frasi, intuire perché siano tanto apprezzate anche sui Social Network che vanno alla velocità della luce.
Il film con Laura Morante
Trovo apprezzabile che tra 2023 e 2024 siano usciti almeno due film dedicati a due grandi poetesse italiane, Patrizia Cavalli e Alda Merini. Ma se il docufilm su Patrizia Cavalli coinvolge quest’ultima prima della morte, il film su Alda Merini è una ricostruzione vera e propria dove la poeta viene trasformata in una sorta di personaggio Disney. Vengono scelte attrici bellissime, come Laura Morante, e tutta la vita della Merini diventa una versione molto edulcorata dei drammi vissuti e mi verrebbe da dire – fondamentali – per inquadrare storicamente la scrittrice.
Grande assente la vita da sfollati durante la seconda Guerra Mondiale, e ancora, poco approfondito il fatto che il marito della Merini la lasci costantemente da sola con le figlie fino al momento in cui – dopo l’ennesima serata fuori – la poeta gli scaglia una sedia contro e lui la fa internare: nel film Rai sembra che lui la interni dopo una serata fuori a cui lei reagisce male.
Bibliografia
Alda Merini, L'eroina del caos, Annarita Briganti (Cairo) Alda Merini, Confusione di stelle, Riccardo redivo e Ornella Spagnulo (Einaudi)
Immagine modificata: Giuliano Grittini at it.wikipedia, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
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