Amami, perché, senza te, niente posso, niente sono.
(Paul Verlaine)
Biografia
Rita Bonetti è nata a Bologna, dove vive, si è laureata in Archeologia, indirizzo Preistoria, presso l’Università degli Studi di Ferrara. I suoi testi sono apparsi in riviste, lit-blog e in numerose antologie, anche legate a premi letterari. I suoi versi sono stati selezionati nello spazio La bottega della Poesia de “La Repubblica” (Bologna Maggio 2019; Gennaio 2020)-(Milano Giugno 2021). Ha pubblicato: Ho seminato perle nella tempesta– Urso Editore 2019; Persiane Blu -Armando Siciliano Editore 2019;D’amore e di altre storie-Bertoni Editore 2022. La sua opera ha ottenuto riconoscimenti in numerosi premi letterari.
Da cosa nasce il tuo amore per la poesia?
La poesia è venuta a me senza che io l’avessi mai cercata, direi un dono inaspettato. Scavare dentro me stessa e condividere le emozioni è divenuta una necessità della mia vita.
A cosa si ispira la tua poesia?
Amore in tutte le sue declinazioni, ricordi, sogno, sono i temi ricorrenti della mia poesia. La mia poesia è intimista, anche quando l’anima è turbata da tematiche di tipo sociale, le poesie sono caratterizzate da un dialogo interiore sempre più intimo e volto a scoprire me stessa.
Hai pubblicato delle sillogi poetiche? Se sì, quali? Dove è possibile acquistarle?
Ho pubblicato tre sillogi acquistabili tramite le maggiori piattaforme on line:
- “Ho seminato perle nella tempesta”- Urso Editore 2019;
- ” Persiane Blu” -Armando Siciliano Editore 2019;
- “D’amore e di altre storie”-Bertoni Editore 2022
Chi sono i tuoi modelli poetici? Tra questi ci sono delle poetesse? Se sì, quali?
Patrizia Cavalli, le sue poesie sono brevi e immediate, lasciano subito il segno, si incidono nella mente senza scampo e poi raccontano l’esistenza che ci attraversa nella gioia e nel dolore. Infine Wislawa Szymborska dallo stile introverso, discreto e delicato allo stesso tempo.Umiltà, dunque, che è carattere fondamentale e fondante della sua poetica.
Una poesia di Rita
LA BUCCIA- inedito
Dei buchi che hai dentro
volevi far parole
parole leggere come ritornelli
parole di vento con l’anima a nudo
volevi condividere
il pane e il sale
e vasi colmi di grazia
il monotono giro del sole
guida la riga dell’assenza
della poesia è rimasta la buccia
da buttare in un campo di fiori appassiti
dove la secca argilla si spacca
e oltre l’ocra scura
libera sospiri e sussurri
che l’erba racconta
Commento della Poetessa
Se ti dai, se dai ogni cosa che hai alla Poesia, lei ti ricompensa. La Poesia ha un vita propria che la fa rinascere sempre oltre qualsiasi crisi del poeta.
Perché le persone dovrebbero leggere le tue poesie?
Qualcuno si riconosce in quello che scrivo. Il mio intento è condividere poesia per aiutare chi si riconosce nelle mie emozioni e nei miei versi trova conforto, si sente meno solo.
Cosa dicono di te gli altri?
Dalla nota introduttiva di Evaristo Seghetta Andreoli alla silloge “D’amore e di altre storie”.
Leggere i testi di Rita Bonetti è come risalire il percorso della mente tra le esperienze reali e soprattutto quelle sognate, desiderate, spesso utopiche, quindi esperienze umane in questo caso incentrate soprattutto nell’amore e nel ricordo. Il tempo conta relativamente e nel susseguirsi dei versi si assiste ad una sorta di annullamento di questa dimensione verso un’atemporalità che prescinde anche dai tempi verbali utilizzati. L’autrice passa con facilità da situazioni a lei contestuali ad aspirazioni adolescenziali, giovanili, di vita vissuta ma mai banali, mai scontate. C’è sicuramente un velo di malinconia che avvolge il tutto, una malinconia dolce e mai abusata, propria dell’animo femminile che tanto manifesta e tanto cela. C’è questa esigenza di attesa, di speranza, soprattutto di desiderio che si avveri qualcosa da sempre atteso che forse non accadrà, che non è mai accaduto. C’è una sorta di scavo volto alla ricerca della propria identità nella consapevolezza dei limiti umani a trattare la materia intangibile dell’anima: sfuggente, inquietante e magnifica.
E’ un dialogo costante con un amore che non risponde, quindi, meglio un monologo con accenti critici e severi, di rado inclini al perdono di sé. Infatti, nei propri confronti, la poetessa usa parole dolci e spietate, spesso ritmiche come il tamburo dei vogatori percosso affinché la nave rapidamente attraversi le onde minacciose del mare. Quel mare ricorrente, quando metafora, quando fotografia di situazioni concrete, teatro di vicende d’amore e di aspirazioni umane come quella del senso dell’infinito che trova sponda nel fascino che il cielo e l’ universo esercitano su Rita Bonetti. E’ un modo di scrivere questo dell’autrice all’impronta del sogno e della sincerità, sostantivi astratti che nei sui versi trovano una collocazione armonica e delicata. Ma su tutto prevale questa già citata necessità dell’aspirazione, una trasposizione onirica delle profonde pulsioni liriche che culminano nei versi : “ … Poi entro nel mio sonno più disonorevole/Dopo morta sarò bellissima/e poeta…” (Pensieri – 46).
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