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Vittoria Colonna: poesie tra sacro e profano

Quando Bembo rese la poesia petrarchesca il modello “ufficiale” da seguire, anche le poetesse cinquecentesche iniziarono a far sentire la propria voce, emulando il genio del predecessore. Tra queste voci femminili – dette “petrarchiste” – spicca quella di Vittoria Colonna (1490/92-1547), nata a Marino da Fabrizio Colonna e Agnese di Montefeltro.

Vittoria Colonna, poetessa aristocratica, fu uno dei personaggi femminili più noti del Rinascimento non solo in quanto marchesa di Pescara, ma anche per il circolo culturale di cui fu promotrice. Tutte le sue poesie furono raccolte e date alla stampa dai tipografi, senza che lei intervenisse.

Due tipi di versi d’amore

La sua produzione può essere divisa in una fase profana, in cui scrive poesie d’amore per il marito”, e una fase “spirituale”, dove dedica il suo amore a Dio.

Nella prima fase riecheggia forte il modello petrarchesco e in tal senso va fatto presente che la scrittura poetica non è mai riflesso autentico della realtà: come non lo era per Petrarca e Laura, probabilmente non lo è stato neppure per le poesie che Vittoria Colonna dedica a Ferrante d’Avalos, marchese di Ferrara che le viene promesso da bambina per alleanza matrimoniale.

L’amore coniugale

Sonetto dedicato al marito sempre lontano per le battaglie, in cui riecheggia la fedeltà solida della consorte.

Scrivo sol per sfogar l’interna doglia,
Di che si pasce il cor, ch’altro non vole,
E non per giunger lume al mio bel sole,
Che lasciò in terra sì onorata spoglia.
Giusta cagione a lamentar m’invoglia:
Ch’io scemi la sua gloria assai mi dole;
Per altra penna e più saggie parole
Verrà chi a morte il suo gran nome toglia.
La pura fè, l’ardor, l’intensa pena
Mi scusi appo ciascun, grave cotanto
Che né ragion né tempo mai l’affrena.
Amaro lagrimar, non dolce canto,
Foschi sospiri e non voce serena,
Di stil no, ma di duol mi danno il vanto.

L’amore sacro

Dopo la morte del marito, il Cristo Crocifisso diventa l’unico vero amore (nonché simbolo dei riformatori cinquecenteschi).

Poi che ‘l mio casto amor gran tempo tenne
l’alma di fama accesa, ed ella un angue
in sen nudrio, per cui dolente or langue
volta al Signor, onde il rimedio venne,
i santi chiodi omai sieno mie penne,
e puro inchiostro il prezioso sangue,
vergata carta il sacro corpo exangue,
sì ch’io scriva per me quel ch’Ei sostenne.
Chiamar qui non convien Parnaso o Delo,
ch’ad altra acqua s’aspira, ad altro monte
si poggia, u’ piede uman per sé non sale;
quel Sol ch’alluma gli elementi e ‘l Cielo
prego, ch’aprendo il Suo lucido fonte
mi porga umor a la gran sete equale.

“Scrivo solo per sfogar l’interna doglia” afferma Vittoria, quasi come se non avesse pretese nei confronti dei suoi versi, che vengono definiti da Francesco Florio “già prestabiliti” in quanto la poetessa si sarebbe incastrata in una dimensione in cui è “schiava della vedovanza” e quindi non riuscirebbe a tirare fuori la sua vera poesia.

A mio avviso potrebbe trattarsi semplicemente di una scelta letteraria, del resto la poesia non deve necessariamente essere verità personale, a maggior ragione in un’epoca di forte definizione ed emulazione dei modelli letterari precedenti.

Curiosità

La poetessa romana grande amica di Michelangelo. Con questa perifrasi potrete trovare Vittoria Colonna in qualche definizione delle parole crociate: ed è vero, i due furono legati da una profonda amicizia.

Un uomo in una donna, anzi uno dio / per la sua bocca parla, / ond’io per ascoltarla, / son fatto tal, che ma’ più sarò mio»

Madrigale di Michelangelo per Vittoria Colonna, 235

Bibliografia

Gaspara Stampa e altre poetesse del '500, Francesco Flora
Controcanone, La letteratura delle donne dalle origini a oggi, Jhonny L. Bertolio
Vittoria Colonna, Wikipedia

Immagine modificata Sebastiano del Piombo, Public domain, via Wikimedia Commons

Alessia Pizzi

Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista, fondatrice di CulturaMente e di Poetesse Donne. Nel 2020 ho pubblicato il libro "Qualcuno si ricorderà di noi", dedicato alle poetesse dell'antichità, nel 2023 ho pubblicato "Poesie sul Tavolo".

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