Ci sono scrittrici che hanno scelto di usare pseudonimi maschili perché la società a cui appartenevano non attribuiva la possibilità di essere “geniali” alle donne. Le sorelle Bronte ne sono sicuramente un esempio, e non l’unico. La stessa J.K. Rowling, autrice della nota saga di Harry Potter, è stata lanciata dall’editore con le iniziali al posto del nome completo per conquistare anche il pubblico maschile: siamo lontani dall’epoca vittoriana, ma non dalle cattive abitudini…
Se andiamo a cercare più indietro nel tempo, troveremo invece un altro tipo di fenomeno: l’incredulità da parte di certa critica di attribuire alcuni brillanti scritti al genio femminile per svariate cause. A volte lo scetticismo è legato alla scarsa educazione che ricevevano le donne o al fatto che nella medesima epoca della “presunta” poetessa non vi siano altre colleghe, ma sappiamo bene che tutto questo può essere vero solo in parte. Ci sono state epoche in cui le donne, specialmente se aristocratiche, ricevevano un’educazione e se guardiamo al caso di Saffo anche lei è sola nella sua epoca.
L’approccio scettico naturalmente è più diffuso quando non è certa l’attribuzione di un’opera a causa delle scarse informazioni biografiche e letterarie relative alla scrittrice.
Porto in questa sede alcuni esempi lampanti in cui mi sono imbattuta nell’ultimo decennio di studio sul tema: si tratta di tre poetesse vissute in epoche e luoghi differenti, ma accomunate dallo stesso destino.
Erinna
Poetessa greca di IV o III secolo a.C. proveniente da Telo o Teno.
Di Erinna sappiamo poco, ma quello che è rilevante è che viene inserita nei canoni letterari degli alessandrini. Gli stessi antichi hanno evidenziato quindi la sua importanza. Tuttavia, certa critica moderna era incredula e ha asserito che si trattasse sicuramente di uno scrittore che si cimentava in tematiche femminili: per West (1977), ad esempio, una ragazza così giovane (19 anni) non può aver scritto questi versi. Mi ha fatto sempre sorridere come affermazione, visto il lamento di Erinna per l’amica morta Baucide tratta di temi squisitamente femminili come il lavoro al telaio, i giochi delle bambole e l’affetto per la mamma. Tutti temi molto intimistici, tipici di quella “women’s tradition” che le studiose femministe vogliono legittimare nelle varie letterature, evidenziando come le donne della letteratura greca, ad esempio, si assomiglino per molti temi affrontati nel corso dei secoli (e.g. Bowman, The women’s tradition in greek poetry).
Sulpicia
Poetessa latina di I secolo d.C. (Roma Imperiale)
Sulpicia è l’unica voce femminile della Roma antica giunta fino a noi: le sue 6 elegie sono incluse nel Corpus Tibullianum, che include al suo interno anche dei carmi definiti “Il ciclo di Sulpicia e Cerinto”, come se si trattasse di figure mitologiche. Certa critica dei primi anni Novanta (Parker) ha attribuito a Sulpicia anche questi carmi, poiché alcuni sono in prima persona: di fatto Sulpicia “diventa” un’artista per la critica proprio dagli anni Settanta-Ottanta. Prima del Settecento era addirittura considerata un personaggio fittizio o un autore maschile.
Compiuta Donzella
Poetessa fiorentina, scrive in italiano volgare del XIII secolo
Come Sulpicia, anche Compiuta Donzella giunge fino a noi in un manoscritto dove ci sono componimenti scritti da autori maschili, ovvero l’Antologia poetica del Vaticano Latino 3793. Si tratta di una scrittrice o di una voce femminile? Questo il dubbio di certa critica, che giustifica il dubbio asserendo che le donne in Italia, in epoca medievale, non scrivevano (es. Borgognoni). Ma anche gli scrittori contemporanei di Compiuta sembrano evidenziare l’eccezionalità della sua presenza nel manoscritto, un po’ come era stata Saffo, definita “la decima Musa tra i nove poeti lirici”. Anche nel caso di Compiuta, come per Erinna, fa strano pensare si tratti di un uomo che tratta tematiche femminili come il matrimonio forzato a cui la vuole condurre suo padre, mentre la poetessa vorrebbe esclusivamente dedicarsi a Dio. L’autrice, infatti, è stata molto apprezzata dalla critica americana che ne percepisce uno slancio femminista (es. Alfie 2019).