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Federica Sanguigni foto della poetessa

Federica Sanguigni

Preferisco il ridicolo di scrivere poesie al ridicolo di non scriverne

(Wislawa Szymborska)

Biografia

Nata a Fondi, dove vive e lavora, Federica Sanguigni è amante della poesia, lettrice appassionata, attenta ai temi sociali, in particolare al dramma della violenza contro le donne. Ha pubblicato la raccolta poetica “In cammino” (Edizioni Progetto Cultura), il libro di racconti e poesie “Da me a te. Andata e ritorno. Storie di normale diversità” (Placebook Publishing) e la silloge poetica “E’ una strada impervia” (Edizioni Confronto). Altre sue pubblicazioni sono presenti in antologie di poesie e di racconti, e su blog e siti on line. È autrice dell’atto unico teatrale “È solo colpa mia”, tratto dal proprio racconto dall’omonimo titolo. Vincitrice della XXXVI edizione del Premio Nazionale di Poesia “Libero de Libero” (Fondi) 2020. Scrive recensioni letterarie e articoli di cultura e società.

Da cosa nasce il tuo amore per la poesia?

Tutto ciò che mi circonda mi rimanda alla poesia. Essa per me è urgenza, necessità, dannazione e salvezza. Il mio amore per la poesia nasce dal bisogno di esplorare dentro di me, di camminare per i sentieri oscuri del mio animo in cerca della luce. Provando a farne dono.

A cosa si ispira la tua poesia?

La mia poesia trova ispirazione nelle emozioni, nei sentimenti, nelle sensazioni quasi impercettibili. Solitudine, amore, dolore sono i temi ricorrenti nei miei versi. Ho una forte sensibilità che mi porta, a volte, a potenziare l’eco delle sensazioni, siano esse positive o negative. Sento spesso più degli altri la malinconia, la nostalgia, la delusione e ne faccio poesia. Spesso scrivo di temi sociali, quali la violenza contro le donne, la diversità, e cerco di dare voce a chi non l’ha, a chi non riesce o non può farsi sentire.

Hai pubblicato delle sillogi poetiche? Se sì, quali? Dove è possibile acquistarle?

  • In cammino (su Amazon)
  • E’ una strada impervia (non in vendita – contattare l’autrice)

Chi sono i tuoi modelli poetici? Tra questi ci sono delle poetesse? Se sì, quali?

Ci sono due poetesse che prediligo, e sono Emily Dickinson e Alda Merini. La Dickinson mi affascina per il mistero della sua vita, per la scelta che fece di allontanarsi dal mondo esterno e affidando proprio alla poesia la sua esistenza, le sue emozioni, ogni più piccola sensazione legata alla sua infinita sensibilità, e l’amore per la natura, per tutti i suoi elementi, fiori, animali. Le poesie che, fortunatamente, sono state trovate e pubblicate sono, a mio avviso, un incanto, un dono che la poetessa sicuramente non immaginava di farci, considerato che non le è mai interessato la pubblicazione dei suoi versi. Alda Merini è la mia più grande ispiratrice. Ho una sorta di devozione per la donna che è riuscita a trasformare il dolore in poesia, che ha preso la sofferenza e l’emarginazione e le ha fatte diventare passione. I suoi versi mi permettono di addentrarmi meglio nelle mie stesse emozioni e nei miei stati d’animo.

Una poesia di Federica

Da “In cammino”

Io vado
oltre il giusto
e lo sbagliato.
Guardo
oltre il vetro
delle apparenze
e mi nutro
di verità nascoste
e di piccoli frammenti
di illusioni.
Non cerco consensi.
Non elargisco sentenze.
Io mi fermo
in un punto impreciso.
Un luogo e un tempo
senza confini.

Commento della Poetessa

In questa poesia esprimo la mia avversione alla superficialità, alle apparenze che spesso sono il pane del vivere quotidiano, cercando di andare oltre il giudizio e ponendomi fuori da ogni contesto che abbia le sbarre come di una gabbia.

Perché le persone dovrebbero leggere le tue poesie?

Mi è stato detto che ho un particolare dono, quello di saper interpretare stati d’animo e situazioni che, anche se non mi appartengono, scaturiscono dai miei versi. Ecco, io vorrei che le persone, leggendo le mie poesie, riuscissero a capire meglio qualcosa di se stesse e di ciò che le circonda.

Cosa dicono di te gli altri? 

Dalla quarta di copertina di “In cammino”

Il “cammino” di Federica Sanguigni va avanti senza voltarsi indietro, come spinto da una necessità, qualcosa di inevitabile; non è un percorso determinato (vien da pensare alle particelle della fisica quantistica e al principio di indeterminazione) eppure ha delle tappe precise o, meglio, i paesaggi cambiano gli scenari che attraversa: prima una “giungla deserta”, poi un “teatro delle utopie” (con un “pubblico sordo”), poi un “mercato delle illusioni”. A un certo punto, ai piedi di una montagna, è tale la stanchezza che è inevitabile una sosta. Ma è solo un’apparenza: il cammino riprende, questa volta a “occhi bendati”. (Claudio Damiani)

Dalla prefazione di “E’ una strada impervia”

L’istanza lirica è presente e forte sin dai primi versi di apertura della silloge: “Dagli sguardi timidi e silenti/Raccolgo parole sparse”, tracciando così il suo viaggio interiore. Il vigore espressivo della parola, i richiami alla quotidianità, il tempo che passa riecheggiano come partiture musicali, a volte sconfinano in una ricerca spasmodica di una verità misterica per traslarsi su un piano emotivo e immaginifico. (Leone D’Ambrosio)

Federica consiglia un libro di poesie

"Un tempo assente" di Moka (Le Mezzelane Casa Editrice)
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