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immagine della poetessa Ada Negri

Ada Negri: la poetessa melanconica e il suo desiderio di riscatto sociale

Io non ho nome. – Io son la rozza figlia

dell’umile stamberga;

plebe triste e dannata è mia famiglia,

ma un’indomita fiamma in me s’alberga.

Ada Negri

La prima scrittrice della classe operaia: così possiamo definire Ada Negri. Una donna che portò nei suoi testi le tematiche sociali degli anni tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento in Italia, con uno sguardo particolarmente attento alla condizione femminile.

La vita: da rozza figlia dell’umile stamberga a voce della classe operaia

Ada Negri nacque a Lodi il 3 Febbraio 1870.

Trascorse l’infanzia e l’adolescenza nel palazzo del conte Cristoforo Barni, dove la nonna materna lavorava come custode. A palazzo, Ada giocava con le figlie del conte come se fosse anche lei una piccola nobile. La vergogna provata era grande, però, quando doveva abbandonare i giochi e correre ad aprire il cancello alle carrozze del conte e dei suoi ospiti.

Frequentò la scuola femminile di Lodi e qui, ben presto, dimostrò la sua notevole capacità di apprendimento nonché una fervida fantasia che non sfuggì all’insegnante di italiano il quale invitò la ragazza a continuare gli studi.

Nel 1887 ottenne un posto da maestra presso la scuola elementare di Motta Visconti (Pavia). La classe era composta da ragazzi sporchi, dal cattivo odore e con i pidocchi, ma che lei amava perché, tra loro, si sentiva a suo agio. Ricorderà quegli anni come i più felici della sua vita.

Non era solo l’insegnamento a occupare il suo tempo e la sua mente. Ada Negri fu colta da una vocazione poetica straordinaria e inarrestabile. I versi quasi si componevano da soli nella sua testa e spesso, la notte, scriveva senza sosta. Alcune riviste pubblicarono le sue poesie che attirarono l’attenzione della letterata e giornalista Sonia Bisi Albini che le dedicò un articolo sul Corriere della Sera. Ada Negri cominciò la sua ascesa nel mondo letterario, diventando un vero e proprio caso, acclamata da pubblico e critica, chiamata, da qualcuno, la poetessa del Quarto Stato. Nel 1940 ebbe la nomina all’Accademia d’Italia, prima e unica donna a ottenere questo titolo. L’adesione al movimento fascista, però, fece cadere pian piano il suo nome nell’oblio.

La Poesia

I versi di Ada Negri trasudano dolore e rabbia per le condizioni in cui è costretta a vivere gran parte della popolazione. Le sue poesie denunciano la miseria dei contadini, lo sfruttamento in fabbrica degli operai, le condizioni di vita malsane e di estrema povertà, la condizione di inferiorità riservata alle donne. La poetessa denuncia, e lo fa con forza, con audacia, tingendo i suoi versi di un desiderio di riscatto profondo che non ha paura della classe borghese che va a colpire. Forte del suo ruolo sociale, e affiancata da istituzioni e personalità influenti, opera in favore di bambine e donne bisognose.

Non solo le tematiche sociali sono linfa per i versi di Ada Negri. Dopo essersi sposata con il ricco impresario Giovanni Garlanda, alla nascita della figlia Bianca, la sua poesia si ammorbidisce e sfuma in temi legati alla sua nuova condizione di mamma. Nascerà la raccolta poetica Maternità (1904). Quel periodo della sua vita, però, non è molto felice a causa di difficoltà sopraggiunte nelsuo matrimonio il quale termina con una rottura che porterà la poetessa a trasferirsi, nel 1913 e per un anno, a Zurigo, per seguire gli studi della figlia. Tornerà a Milano allo scoppio della guerra.

Qui comincia a dedicarsi alla prosa, raccontando di figure femminili nella loro vita quotidiana, dipingendo ritratti di umili situazioni di donne senza pretese. Nasce il primo volume di prose, Le Solitarie (1917). Successivamente scrive Stella mattutina (1921), un breve romanzo autobiografico sulla propria infanzia e sull’adolescenza. Protagonista è una bambina che ripercorre la vita di Ada: le umili origini, la vita e i giochi nella portineria del palazzo, la vocazione poetica, ma anche l’amore per la natura con la quale la poetessa crea un rapporto intimo ed esclusivo, una sorta di personalissimo dialogo interiore. Nel romanzo tornano i temi sociali, la denuncia contro i soprusi subiti da operai e contadini, la fabbrica vista come una vera e propria tiranna la quale causa dolore e violenza, come l’incidente accaduto a sua madre che diede spunto a una lirica famosissima e di grande impatto:

Mano nell’ingranaggio

Rotan le cinghie, stridono le macchine;

indefessi ne l’opre, allegri canti

vociano i lavoranti.

Ma un dissennato grido a un tratto levasi;

e pare lacerante urlo di belva

ferita in una selva.

Fra i denti acuti un ingranaggio portasi

– povera donna bionda e mutilata!… –

una mano troncata.

…Rotan le cinghie, stridono le macchine;

ma le ruvide voci i lavoranti

più non sciolgono ai canti.

Stillan, confuse col sudor, le lacrime;

da lontano rombando, la motrice

cupe leggende dice.

E senza tregua appare agli occhi torbidi

– povera donna bionda e mutilata!… –

quella mano troncata.

(dalla raccolta Fatalità – 1892)

Gli ultimi anni della vita della poetessa furono segnati dalla sofferenza e da una grande solitudine che trovarono conforto solo nella religione e nella preghiera. Morirà a Milano l’11 Gennaio 1945, ormai quasi del tutto dimenticata.

Tutto d’intorno è pace,

chiuso in un oblìo profondo,

indifferente il mondo

tace.

Bibliografia consigliata

- Poesie 
di Ada Negri – Ediz. Interno Poesia

-Le solitarie (racconti)
di Ada Negri – Musicaos Editore

-Liriche scelte 
di Ada Negri - Guido Miano Editore

Articolo scritto dalla poetessa Federica Sanguigni

Credits immagine: Unione femminile nazionale, Archivio Famiglia Majno, Milano, attribution, Public domain, via Wikimedia Commons (modificata nella copertina di questo sito)

Redazione Poetesse

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