foto di Maria Luisa Spaziani

Maria Luisa Spaziani: la poesia metafora della vita

E ora parliamo un po’ di te. Mi ami?

Maria Luisa Spaziani

La vita

Nasce a Torino il 7 dicembre del 1922 in via Saluzzo n 33, da una famiglia benestante in quanto il padre ha un’azienda che produce macchine per l’industria dolciaria e può dunque intraprendere gli studi universitari. Se Torino è per lei la città degli studi e delle prime amicizie letterarie Carcare in Liguria, il paese della nonna paterna, è luogo delle sue vacanze estive.  In questi anni di adolescenza si forma un bagaglio letterario leggendo Carlo Collodi, Charles Dickens, il “Don Chisciotte”, “le Confessioni di un italiano” e più avanti la poesia: Giovanni Pascoli, Amalia Guglielminetti, Guido Gozzano, Ada Negri.

Frequenta per scelta paterna, il Circolo filologico di corso Valdocco.

All’Istituto Bertola, dove recupera un anno, conosce  Vincenzo Ciaffi che la avvicina ai poeti latini e alla poesia italiana contemporanea: Eugenio Montale, Sandro Penna, Mario Luzi, Leonardo Sinisgalli, Libero De Libero. Dopo diversi trasferimenti, la famiglia si stabilisce  nella villa di via Pesaro 26, la ‘casa dei ciliegi’ immortalata dai versi montaliani oltre che dai suoi.

Ha solo 19 anni quando fonda e dirige una piccola rivista letteraria, Il Girasole, che in breve aumenta di spessore e con il nuovo nome Il Dado ospita autori d’eccellenza come Sandro Penna e Umberto Saba, Vasco Pratolini e Leonardo Sinisgalli. Vi compare anche un capitolo del romanzo Le onde che la stessa Virginia Woolf  le manda prima di morire con la dedica autografa “alla piccola direttrice”.

All’università di Torino ottiene la laurea in lingue  straniere con una tesi su “Proust e l’orizzonte parigino”. Parigi sarà la sua città del cuore,specie dopo il soggiorno del 1953,ottenuto con una borsa di studio. Già scrive poesia e nel 1949 ,venticinquenne, conosce Montale che ha più del doppio dei suoi anni. Lui si era recato a Torino al teatro Carignano per una conferenza: Maria Luisa si presenta e lo invita a pranzo per il giorno dopo.

A questo episodio risale la nascita di una lunghissima amicizia “amorosa” e, quando lei si trasferisce a Milano, dove lui lavora al quotidiano “Il corriere della sera” si frequentano con assiduità anche se ambedue legati ad altre persone. Quando Maria Luisa va a vivere a Roma, il loro legame, fortificato dall’amore per la musica e la poesia non si interrompe, come confermano le 360 lettere di Montale e il soprannome di “Volpe” con cui lui la celebra nelle sue poesie.

[Se volete saperne di più su questa storia d'amore si consiglia la lettura di Amori diVersi. Le grandi storie d'amore tra poeti raccontate attraverso scambi, di Flavia Novelli] N.D.R.

L’attività letteraria

La prima raccolta Le acque del Sabato  esce per Mondadori nel 1954 nella prestigiosa collana Lo Specchio. La giovane aveva inviato le sue liriche all’editore che non solo le aveva accettate ma aveva aggiunto al primo nucleo anche le nuove poesie composte durante il soggiorno a Parigi.

La carriera poetica sembra avviata verso il successo quando nel 1956, al ritorno da un viaggio premio negli Stati Uniti, Maria Luisa deve trovarsi un impiego a causa del tracollo finanziario del padre. Va perciò  ad insegnare lingua e letteratura francese in un collegio torinese. È però un periodo felice, dal punto di vista letterario ,come dimostra  la  raccolta Luna lombarda del 1959, poi confluita in Utilità della memoria del 1966 e da quello affettivo con il matrimonio con Elémire Zolla del 1958 anche se dopo due anni il legame finisce..

Va poi in Sicilia, all’università di Messina come docente di Lingua e letteratura tedesca prima, dell’amata lingua francese poi e per quasi 30 anni viaggia da pendolare tra questa città e  Roma. Il paesaggio del Sud entra nella sua poesia. È proprio del 1970 la raccolta L’occhio del ciclone ispirata alla Sicilia che, con la città di Parigi e i paesaggi liguri e dell’astigiano dove ha vissuto da sfollata, compone la geografia personale della poetessa.

In questo decennio si occupa di critica letteraria e traduce dall’inglese, dal tedesco e infine dall’amato francese autori come Marguerite Yourcenar  Andé Gide, Jean Racine aGustave Flaubert. Nel corso dei suoi viaggi conosce Jean-Paul Sartre, T.S. Eliot, Ezra Pound.

La sua poesia subisce nel tempo fasi evolutive e si fa più diaristica e discorsiva come dimostra la raccolta Transito con catene del 1977 Geometria del disordine del 1981(premio Viareggio ).

Quasi narrativa La traversata dell’oasi, una raccolta di poesie d’amore che racconta tutte  le sue esperienze sentimentali. Temi quali la memoria, la madre, il mare, l’amore, la stessa poesia sono in Epifania dell’alfabeto a ripercorrere tutti i temi fondamentali della sua poesia, quasi come un reportage in versi.

Una poesia  che è “incanto dell’occasione divenuta incanto della forma”

Maria Luisa Spaziani compone  le sue prime poesie tra i sedici e i diciott’anni, ma fino al 1954 non le pubblica  In molte interviste dichiara che la fortuna che ha nel 1953, anno in cui pubblica con Mondadori, è quasi sicuramente superiore ai suoi meriti. Il padre aveva preso sul serio l’inclinazione artistico-letteraria della figlia temendo per lei le delusioni di chi si cimenta senza ottenere soddisfazione, anche se aveva assecondato il suo  desiderio regalandole 300.000 lire per pagare l’edizione delle poesie presso il tipografo Tallone, rinomato stampatore torinese. Durante il tragitto da casa alle poste, Maria Luisa  si chiede  perché non ha tentato con la casa editrice Mondadori e così improvvisamente cambia destinatario, senza alcun avvertimento o lettera di spiegazione all’editore. Sempre in quell’anno ottiene la sua prima borsa di studio per Parigi La raccolta uscirà nel giugno del ʼ54 nella collana Lo specchio con il titolo Le acque del Sabato.

Il titolo deriva dalla cultura ebraica: l’acqua del sabato è un ‘acqua diversa da quella degli altri giorni,in quanto sacra. Anche la poesia è un’acqua diversa ,essendo appunto quella di un rito ,di una festa (e qui ci ricorda Ungaretti quando ci parla di poesia )

La raccolta tuttavia ha successo solo dopo la critica positiva che ne fa Emilio Cecchi ne il “Corriere della sera”.

Maurizio Cucchi in “Poeti italiani del secondo Novecento”, scrivendo della sua poesia dice l’incanto dell’occasione diviene incanto della forma. Ciò sta a significare il carattere distintivo della sua produzione poetica che è fortemente legata al concreto, ma senza per questo definirsi “poetica degli oggetti”. La poesia nasce da eventi biografici ed emozioni quotidiane che vengono espresse tramite un linguaggio altamente lirico e  ricercato, senza cadere nell’incomprensione o nella parola ermetica e difficile .  Anzi l’espressione si fa esatta e incisiva, creata apposta per cristallizzare istanti di vita sfuggenti e con  una struttura metrica dove compaiono principalmente endecasillabi definibili “montaliani e variamente disarticolati” che lasciano spazio al canto e alla sensibilità musicale.,non però associati all’uso di rime frequenti; l’andamento lirico diventa a volte quasi narrativo, pur mantenendo il carattere di sensibilità musicale 

Questa prima opera è fortemente legata ai luoghi d’infanzia, in particolare alla “villetta dei ciliegi” e alla campagna astigiana sono anni in cui la Spaziani viaggia molto e per lei  viaggio è per lei mezzo di conoscenza, punto per una nuova partenza. Nella raccolta  ci sono poesie su Venezia, Edimburgo e Parigi, oltre che sui  luoghi natii. E qui vengono anche  anticipati temi che insistentemente tornano come filo conduttore nella sua produzione: la solitudine, la distanza e la rievocazione dei luoghi amati, la luna e il mare come elementi della natura che di volta in volta si fanno portatori di significati diversi.

Inoltre emerge fin dai primi scritti la centralità della parola, strumento di verità ,volta a cogliere la concretezza della vita. La parola si lega indissolubilmente al concetto di poesia come atto di contemplazione nel momento in cui il poeta ricerca la solitudine e lo scavo interiore, proiettando il suo sguardo verso il mondo esterno al fine di coglierne le più piccole sfumature. Ciò  non significa tuttavia astrazione, anzi, ci si sofferma sull’oggetto concreto e si trasfigura nel linguaggio poetico “per la cosa”.

Molti critici sono convinti che la poesia della Spaziani sia stata profondamente influenzata da quella di Montale, a cui è sempre stata legata da una profonda intesa di sensibilità ma ella ha sempre negato tale tesi, affermando che sicuramente la poetica montaliana ha contato enormemente per la sua vita, per una apertura di orizzonti senza però contaminarne la produzione. La poetessa rivendica una propria autonomia nel quadro letterario a lei contemporaneo,  anche se  afferma che la sua poesia ha subito degli influssi shopenaueriani  e che la sua formazione è avvenuta su autori francesi come Baudelaire e Rimbaud, attraverso la lettura delle emozionati poesie di Anna Achmatova e dalla scrittura etica e spirituale di Rilke. Influenza ha senz’altro avuto anche la metrica di Pascoli, il panismo di D’Annunzio o  Montale, Saba e Quasimodo, poeti a lei contemporanei che pubblicarono le loro prime poesie sulla rivista “Il Dado”. Anche Leopardi lascia il segno su di lei con la concezione della natura matrigna che ci fa aspirare all’infinito e alla felicità per poi deluderci amaramente. Anche lei (Montale lo ottenne) sfiora il premio Nobel di cui è candidata per ben tre volte negli anni Novanta e sicuramente, se fosse stato concesso, oggi si parlerebbe molto di più di quella che è comunque stata definita “la più grande poetessa italiana del 900” (si è detto lo stesso di Alda Merini), probabilmente con un po’ di esagerazione ma con una sfumatura di verità.

La raccolta “Le acque del sabato si apre all’insegna dell’inquietudine, immagini forti e tetre esemplificate nella primavera, simbolo di rinascita, che lotta con “la terra mascherata. La natura sembra essere viva, la terra respira o meglio ansima, da lei tutto si diparte e a lei tutto ritorna. Si potrebbe scorgere proprio l’idea shopenahueriana della volontà che tutto domina e si dimena nel magma della terra attendendo di essere sprigionata, essa abita il “sottosuolo” e fa quindi l’inconscio umano. Le stagioni diventano emblemi del procedere della vita: all’autunno e all’inverno si associano  il tema dei morti e della solitudine, mentre alla primavera e all’estate si associano temi della rinascita e dell’energia . Tuttavia, dal profondo emerge un tormentante senso di inquietudine che non lascia pace. La natura è costituita da opposti che continuamente combattono fra di loro per sopraffarsi e  questo è il ciclo della vita.

Solitamente, pur usufruendo di un tono mesto e triste, canta sempre con gioia la vita, nel senso che prende atto delle sfaccettature positive e negative che essa porta con sé e la sua non è una poesia di abbandono e di compianto, poiché mente rielabora i ricordi ed esprimerli oggettiva il dolore e l’inquietudine che con l’atto della scrittura viene superato.

La raccolta Utilità della memoria segna uno sperimentalismo stilistico-formale  poiché , la poetessa è tesa verso una ricerca continua di nuove forme espressive. Approda alla rivisitazione della metrica pascoliana  avvalendosi del novenario ma innovandolo in modo del tutto personale, ad esso vengono affiancati versi brevi come il quinario e il settenario, anche doppio. Spesso si è parlato anche di un inizio di frantumazione del verso che nella sua liricità pura si avvicina sempre di più ad un andamento prosastico. Utilità della memoria esce nel 1966 e ingloba le precedenti raccolte, Luna Lombarda e Il Gong. Le poesie che in ordine cronologico furono composte per ultime si ritrovano in apertura della raccolta, segue poi Il Gong inframezzato da Luna Lombarda, opera posta in una posizione di rilievo forse per un attaccamento affettivo. Essa infatti racconta gli anni del collegio di Treviglio, dove la Spaziani insegnava; sono anni gioiosi, felici, volti alla giovinezza. Rinasce la gioia della memoria che non ci rimanda un unico ricordo, bensì frammenti disconnessi di un qualcosa che una volta era unitario: dunque  anche il passato serve a rinascere nel dolce ricordo della giovinezza..

In Transito con catene (1977) la memoria torna ad essere vana perché non è in grado di restituire con veridicità ciò che ormai è passato e finito; in questo caso la memoria diventa una prigione, quindi un limite invalicabile. La lirica La prigione, è proprio il componimento d’apertura .Qui ci rimanda a Montale, al suo vano cercare un approdo nella memoria .

La radice del mare (1999) è una raccolta organica e armoniosa nata all’insegna dell’elemento marino, metafora di vita primigenia. Il mare è un elemento già apparso in altre raccolte della Spaziani ma mai con questa centralità, legandosi indissolubilmente alla musica e alla parola. Forse la raccolta che segna l’inizio dell’interesse per l’aspetto simbolico del mare è gong. Il mare si configura subito come simbolo della nascita e della rinascita, esso è descritto come uno strumento musicale su cui il corpo si adagia e compone note soavi. Mare e corpo diventano una cosa sola, come accade nel panismo dannunziano.

La figura materna gioca con la parola Ma(d)re, ed  aleggia in quasi tutte le raccolte. Evoca il ricordo dei luoghi natii, diventa simbolo di grazia, del mare che dona la vita e ci richiama alle origini, è immagine dell’antica pazienza che scioglie ogni nodo della corda. Sicuramente si può affermare che la madre è una figura di riferimento, che ha accompagnato la poetessa in un cammino di vita personale a tutto tondo

L’autrice usufruisce delle metafore per dare una spiegazione alla domanda di cosa significhi per lei la poesia  e la risposta è insita nei titoli delle sue raccolte:

Tutti i miei titoli sono state immagini o metafore per poesia. Poesia significa infatti contemplare da un privilegiato punto di osservazione ciò che scorre e passa [Le acque del Sabato], tessere favole sulla memoria più o meno involontaria complicità, riscatto, metamorfosi [Utilità della memoria]-, trovarsi in perfetta calma al centro della confusione [L’occhio del ciclone], fino al trasparente Transito con catene e al più emblematico di tutti: Geometria del disordine, che esprime il tentativo, ancora, di ordinare su una cifra espressiva il caos dell’esistente.

Una poetessa ispirata e spiritosa

La poesia è quindi metafora di vita, e il poeta è come un pazzo, ai margini della società che nella sua ingenuità primigenia riesce  a  cogliere l’essenza delle cose. La pazzia  porta  agli estremi della natura, in ambiti altrimenti inaccessibili. Anche l’ironia ha un ruolo importante poiché probabilmente salva l’uomo e  lei scrive anche aforismi in cui si evince al sua nota ironica. Lo scrittore Italo Calvino di lei ha detto:

Maria Luisa Spaziani, un raro caso di poeta che sia insieme ispirato e spiritoso, frase che appare, oggi, come una sentenza riduttiva nei confronti di un personaggio che si ricorda anche e proprio per il suo essere abile scrittrice di aforismi. Un genere che ha amato moltissimo arrivando a ricoprire il ruolo di Presidente onorario della Associazione Italiana per l’Aforisma, divenendo poi una  fondatrice  del Premio Internazionale per l’Aforisma Torino in Sintesi. Di sua penna sono infatti frasi come: «E ora parliamo un po’ di te. Mi ami?», «Il traduttore prese una pallina d’argento e la trasformò in chewing-gum», «la rabbia impotente che si prova contro chi ci ha rubato un’idea secoli o decenni fa», «Mi ha stroncato su cinque colonne. Che gioia immaginare il tormento che gli ho inflitto costringendolo a leggere tutti i miei libri» e «Mi sentirei di lodarlo se potessi fare il suo elogio funebre».

Poesie

Voce

Natale è un flauto d’alba, un fervore di radici
che in nome tuo sprigionano acuti ultrasuono.
Anche le stelle ascoltano, gli azzurrognoli soli
in eterno ubriachi di pura solitudine.
Perché questo Tu sei, piccolo Dio che nasci
e muori e poi rinasci sul cielo delle foglie:
una voce che smuove e turba anche il cristallo,
il mare, il sasso, il nulla inconsapevole.

La cometa

Quel mio amore per lui aveva ali di cera
lunghe le ali sembravano eterne
battevano il cielo sicure, sfioravano picchi,
puntavano al sole con nervature nervine.
Fuse le ali ormai mi ricrescono dentro,
soltanto ora perdute mi diventano vere,
e ai cuori incauti grido: la passione è un fantasma
troppo importante, uomini, per potersi incarnare.
Chiomate vaganti comete di Halley, presagi
disastri prodigi che infiammano e gelano il sangue,
nessuno osi fissarvi, si arrischi a sfiorare
coaguli di pura lontananza –  morgane.

Realtà e metafora

Tu, realtà e metafora, luminoso
corpo dal doppio segno. Tu moneta
d’inscindibile faccia, bianco cigno
che ingloba il suo riflesso.
Penso all’abbraccio, e all’improvviso scende
in acque buie il mio vascello ebbro.
Confluiscono oceani. L’energia,
duraturo arabesco di fulmine.

L’indifferenza

L’indifferenza è inferno senza fiamme,
ricordalo scegliendo fra mille tinte
il tuo fatale grigio.
Se il mondo è senza senso
tua solo è la colpa:
aspetta la tua impronta
questa palla di cera.

Bibliografia consigliata

Le sue opere poetiche sono raccolte in M.L. Spaziani, Tutte le poesie, a cura di P. Lagazzi - G. Pontiggia, Milano 2012. 
Una parte dei suoi aforismi è contenuta nell’antologia Scrittori italiani di aforismi, a cura di G. Ruozzi, Milano 1994. 
Bibliografia critica: L. Baldacci, Introduzione a M.L. Spaziani, Poesie, Milano 1979; V. Paladino, La poesia di M.L. S.: il certo normativo della metafora, in Critica letteraria, XIV (1986), 52, pp. 501-509; G. Bufalino, Per M.L. S., in Pagine disperse, Caltanissetta-Roma 1991; C. Gualandi, Il corpo del canto. Appunti sulla poetica della veggenza nell’opera di M.L. S., Milano 1994; M. Forti, Unità e molteplicità poetica in M.L.S., in Nuova Antologia, 1997, n. 2201, pp. 199-212; A. Bertoni, Su cinque estravaganti di M.L. S., in YIP, 2003, n. 7; L. D’Ambrosio, Il fuoco sacro della poesia: Conversazioni con M.L.S., Roma 2004; P. Lagazzi, “Venere o Cerere, Marta o Maria”: i volti e le maschere di M.L. S., introduzione a M.L. Spaziani, Tutte le poesie, cit., pp. XI-LXVII; S. Raffo, La divina differenza: la musa lirica di M.L. S., Faloppio 2015.

Articolo a cura della poetessa Gabriella Paci

L’immagine inserita in copertina è una foto scattata sual libro Donne in Poesia di Maria Pia Quintavalla

Redazione Poetesse

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