poesie sulla natura scritte dalle donne

Poesie sulla natura che probabilmente non hai mai letto

La natura è da sempre una fonte inesauribile di ispirazione per poeti di ogni epoca e provenienza, come abbiamo visto anche per le poesie sul mare , sulla luna e sulla pioggia. In questo articolo esploreremo la sua meraviglia da una prospettiva unica: quella delle poetesse.

I versi delle poetesse in esame dimostrano come la natura sia una fonte inesauribile di riflessione e connessione con le emozioni umane. La prospettiva femminile porta una sensibilità unica all’arte della poesia, offrendoci una visione della natura che è al tempo stesso intima e universale.

La poesia femminile ci insegna a vedere la natura non solo come un oggetto di bellezza esteriore, ma come uno specchio delle nostre emozioni più profonde. Ogni stagione, ogni alba e ogni tramonto diventano occasioni per esplorare l’anima umana, attraverso gli occhi delle donne che hanno celebrato la bellezza della natura nei loro versi.

Amelia Rosselli

Amelia Rosselli (1930-1996) è stata una poetessa, traduttrice e musicologa italiana, nota per il suo stile unico e sperimentale nella letteratura italiana del XX secolo.

Pietre tese nel bosco; hanno piccoli
amici, le formiche ed altri animali
che non so riconoscere. Il vento non
spazza via il sasso, quelle fosse, quei
resti d’ombra, quel vivere di sogni
pesanti.
Resti nell’ombra: ho un cuore che scotta
e poi si sfalda per ingenuamente ricordarsi
di non morire.
Ho un cuore come quella foresta: tutta
sarcastica a volte, i suoi rami lordi
discendono sulla testa a pesarti.

Ye Xiaoluan

Ye Xiaoluan (1616-1632) è stata una giovanissima poetessa cinese. Nata in una famiglia colta e raffinata a Wujiang, vicino a Suzhou, durante il periodo dell’Impero Tardo Ming

“Tenendo lo specchio nella fresca brezza mattutina, Come posso ora delineare le mie sopracciglia? Proprio quando finisco i fiori tra i capelli, Fuori nel salice canta l’usignolo.”

traduzione dall’inglese con ChatGPT

Anite di Tegea

Poetesse greca di III-II sec. a.C., la sua vena bucolica si declina dalla natura come amica dell’uomo a quella in cui vivono gli animali – amici dei bambini (il grillo, il cane), guerrieri (il cavallo) oppure semplicemente protagonisti del loro habitat naturale (il delfino). La poesia sul delfino, in particolar modo, fa supporre che Anite fosse una poetessa vagante, che dall’entroterra dell’Arcadia si sia mossa anche verso città di mare per portare i suoi versi.

A.P. 16, 228

Ospite, sotto questa roccia riposa il corpo stanco
-dolcemente si sente il vento tra verdi foglie –
e bevi acqua fresca della fonte, per i viaggiatori
questo il gradito riposo nell’infocata calura

Epigrammi a cura di Ugo Pontiggia

Josefina de la Torre

Poetessa spagnola del XIX secolo, detta la “ragazza-isola” proprio per la descrizione delle Isole Canarie nei suoi componimenti, come rinnovamento della poesia tradizionale.

Non voglio guardare la riva

Non voglio guardare la riva,
Non voglio guardare il mare,
mi sento sola
con due mani vuote.
Amico, con il tuo fazzoletto
hai risvegliato il mio oblio
e porti nei suoi bordi
il fiore bianco delle mie tempie.
Non voglio il mio vestito blu
né il mio grembiule di pizzo,
mi hanno già lasciato sola
con i piedi nell’acqua.
Amico, con il tuo ricordo
l’aria del mare si arriccia:
veglia sulle onde,
pensiero pellegrino

Tratto da “Poemas de la isla”, tradotto con DeepL

Antonia Pozzi

Poetesse italiana del XX secolo, si fonde con la natura per descrivere il suo stato d’animo. Mi ha spesso ricordato Anite di Tegea per l’attenzione agli animali (la poesia per il cane) e l’amore per le sue montagne. Tuttavia, l’ispirazione di Pozzi esplode in qualsiasi contesto, anche più urbano: ha scritto anche una bellissima poesia per la terrazza del Pincio di Roma.

Dolomiti

Non monti, anime di monti sono
queste pallide guglie, irrigidite
in volontà d’ascesa. E noi strisciamo
sull’ignota fermezza: a palmo a palmo,
con l’arcuata tensione delle dita,
con la piatta aderenza delle membra,
guadagnamo la roccia; con la fame
dei predatori, issiamo sulla pietra
il nostro corpo molle; ebbri d’immenso,
inalberiamo sopra l’irta vetta
la nostra fragilezza ardente. In basso,
la roccia dura piange. Dalle nere,
profonde crepe, cola un freddo pianto
di gocce chiare: e subito sparisce
sotto i massi franati. Ma, lì intorno,
un azzurro fiorire di miosotidi
tradisce l’umidore ed un remoto
lamento s’ode, ch’è come il singhiozzo
rattenuto, incessante, della terra.

Patrizia Cavalli

Poetessa italiana del XXI secolo, usa la natura per descrivere l’esperienza umana. Bellissimo il verso: “vorrei stellarti gli occhi”.

Dolcissimo è rimanere

Dolcissimo è rimanere
e guardare nella immobilità
sovrana la bellezza di una parete
dove il filo della luce e la lampada
esistono da sempre
a garantire la loro permanenza.
Montagna di luce ventaglio,
paesaggi paesaggi! come potrò
sciogliere i miei piedi, come
discendere – regina delle rupi
e degli abissi – al passo involontario,
alla mano che apre una porta, alla voce
che chiede dove andrò a mangiare?

Tratto da “Le mie poesie non cambieranno il mondo”

Emily Dickinson

Poetessa americana del XIX secolo, nei suoi versi trasmette una connessione profonda tra la natura e la mente umana.

Bruciava il rosso alla base degli alberi

Bruciava il rosso alla base degli alberi,
intenso come le luci di scena –
mostrando ad essi, lontano, lontano,
il teatro del giorno.
Ed era l’universo che applaudiva –
mentre eminente nel mezzo della folla
dall’abito regale che indossava
io distinguevo Dio

Saffo

Poetessa greca del VII secolo a.C., è celebre per i suoi versi d’amore, spesso ambientati in splendidi scenari naturali. Per lei, la natura era una metafora potente per esprimere l’amore e il desiderio.

Invito all’Erano

Venite al tempio sacro delle vergini
dove più grato è il bosco e sulle are
fuma l’incenso.

Qui fresca l’acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo è all’ombra di roseti,
dallo stormire delle foglie nasce
profonda quiete.

Qui il prato ove meriggiano i cavalli
è tutto fiori della primavera,
e gli aneti vi odorano soavi.

E qui con impeto, dominatrice,
versa Afrodite nelle tazze d’oro
chiaro vino celeste con la gioia.

Traduzione di Salvatore Quasimodo

Marina Cvetaeva

Marina Cvetaeva, la rinomata poetessa russa del XX secolo, ci offre una prospettiva unica sulla natura, intrisa di malinconia.

Dedica

Trasali – e una montagna giù dalle spalle,
e l’anima – alla montagna.
Fammi cantare del dolore:
della mia montagna!
Né oggi, né per l’innanzi
tapperò il rosso buco.
Fammi cantare del dolore
in cima alla montagna.

A cura di Pietro A. Zveteremich
Alessia Pizzi

Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista, fondatrice di CulturaMente e di Poetesse Donne. Nel 2020 ho pubblicato il libro "Qualcuno si ricorderà di noi", dedicato alle poetesse dell'antichità, nel 2023 ho pubblicato "Poesie sul Tavolo".

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