Di poesie famose sull’autunno ne abbiamo studiate tante. Alcuni di voi, come me, ricorderanno i versi di Carducci studiati alla scuola primaria in occasione dell’equinozio:
Di sereno adamantino su ‘l vasto
Autunno romantico
Squallor d’autunno il cielo azzurro brilla,
Come di sua beltà nel conscio fasto
La tua fredda pupilla.
Nonostante il mio sfrenato amore per il poeta, in questa sede mi concentrerò sulle poesie autunnali scritte dalle voci femminili, con la speranza che anche quale docente – tra i vari lettori – s’imbatta in questa pagina web e proponga ai propri studenti qualcosa di diverso dal “canonico”. Dalla giovane Amanda Gorman a Emily Dickinson, fino ad Antonia Pozzi e senza dimenticare il genio di Sylvia Plath, ecco le poesie delle donne sulla stagione più malinconica dell’anno. Una stagione davvero speciale, che è spesso metafora di vita e di morte.
Amanda Gorman
We began to lose words
Nella raccolta, la poetessa si rivolge principalmente alla solitudine vissuta durante la pandemia del Covid-19.
We began to lose words
As trees forget their leaves in fall.
The language we spoke
Had no place for excited,
Eager, laughter, joy,
Friend, get together.
Abbiamo iniziato a perdere le parole
Da “Call us what we carry”, traduzione letterale di Alessia Pizzi
come gli alberi dimenticano le proprie foglie in autunno.
La lingua che parlavamo
non aveva spazio per le emozioni,
rabbia, riso, gioia,
amico, vediamoci.
Antonia Pozzi
La vita
Antonia Pozzi è la poetessa dell’anima. In questa poesia l’autunno è metafora di vita, una vita caduca.
Alle soglie d’autunno
in un tramonto
muto
scopri l’onda del tempo
e la tua resa
segreta
come di ramo in ramo
leggero
un cadere d’uccelli
cui le ali non reggono più.
18 agosto 1935
(da Parole, 1939)
Emily Dickinson
Se tu venissi in autunno
Emily Dickinson quasi gioca per raccontare l’amore, unendo le stagioni e il tempo alla passione mortale.
Se tu venissi in autunno,
Io scaccerei l’estate,
Un po’ con un sorriso ed un po’ con dispetto,
Come scaccia una mosca la massaia.
Se fra un anno potessi rivederti,
Farei dei mesi altrettanti gomitoli,
Da riporre in cassetti separati,
Per timore che i numeri si fondano.
Fosse l’attesa soltanto di secoli,
Li conterei sulla mano,
Sottraendo fin quando le dita mi cadessero
Nella Terra di Van Diemen.
Fossi certa che dopo questa vita
La tua e la mia venissero,
Io questa getterei come una buccia
E prenderei l’eternità.
Ora ignoro l’ampiezza
Del tempo che intercorre a separarci,
E mi tortura come un’ape fantasma
Che non vuole mostrare il pungiglione.
Arnoldo Mondadori Editore, “Tutte le poesie”
Sylvia Plath
Autunno e Rane
Immancabile il cinismo di Sylvia Plath, che descrive l’arrivo dell’autunno come la morte triste della stagione precedente.
L’estate invecchia, madre dal sangue freddo.
Gli insetti sono pochi e scarni.
In queste dimore palustri
c’è solo da gracchiare e avvizzire.
Le mattine si dissipano in sonnolenza.
Il sole brilla tardivo
tra canne senza midollo. Mancano le mosche.
La palude si ammala.
Il gelo lascia cadere persino il ragno. È chiaro
che il genio della pienezza
abita altrove. Il nostro popolo si assottiglia pietosamente.
“Tutte le poesie” Oscar Mondadori
Ada Negri
Pioggia d’autunno
Vorrei, pioggia d’autunno, essere foglia
che s’imbeve di te sin nelle fibre
che l’uniscono al ramo, e il ramo al tronco,
e il tronco al suolo; e tu dentro le vene
passi, e ti spandi, e si gran sete plachi.
So che annunci l’inverno: che fra breve
quella foglia cadrà, fatta colore
della ruggine, e al fango andrà commista,
ma le radici nutrirà del tronco
per rispuntar dai rami a primavera.
Vorrei, pioggia d’autunno, esser foglia,
abbandonarmi al tuo scrosciare, certa
che non morrò, che non morrò, che solo
muterò volto sin che avrà la terra
le sue stagioni, e un albero avrà fronde.